Il tango argentino

 

[...] La posizione della coppia è nata sotto i migliori auspici: cavaliere e dama erano abbracciati strettamente, in modo tale che la dama potesse percepire i movimenti anche improvvisati del partner, i bruschi cambi di direzione, e farsi guidare senza problemi. Intuizione ed intesa erano virtù fondamentali. Non a caso, la donna nel Tango era chiamata seguidora: doveva saper seguire il cavaliere con leggerezza, eleganza e perizia. La vera sensualità di questo ballo consisteva, non tanto negli abbracci e negli intrecci delle gambe, come i benpensanti credevano; ma nell’intesa immediata, nella complicità totale e maliziosa, intuitiva ed istintiva, che nel silenzio si stabiliva fra i partners: una specie di intimità senza parole, una compenetrazione molto più profonda del semplice contatto fisico. Capitava di notare un uomo e una donna, mai vistisi prima, che riuscivano a formare una coppia perfetta di ballerini già alla prima prova [...]” (Francesca Toti, La vera storia del tango)

 

Il tango argentino. Lo spazio dentro un abbraccio, lo spazio minimo tra le coppie che si muovono in pista, lo spazio rarefatto o contratto tra un passo e l’altro, lo spazio tra le battute di un brano, tra una tanda e l’altra, tra una mirada e un cabeceo.

Nasce a fine ‘800 dal canto dell’assenza: patria, legami, speranze, dignità; dall’espressione di grovigli di infelicità e nostalgie.

Ballo ibrido di gente ibrida, sintesi di danze, linee melodiche e ritmi differenti il tango esprime da sempre nella sua musica, nelle sue parole e nei suoi movimenti quest’anima.

Uomo e donna portano nel tango ciascuno la propria specificità: indispensabili, complementari, i loro ruoli sono profondamente diversi ma altrettanto dipendenti; diverse sono le tecniche, le posizioni, diverso l’incedere, ma medesimo è il punto di partenza: l’abbraccio. E medesimo è l’approdo: la creazione di un qualcosa che si scopre essere altro da sé e non la semplice la somma delle proprie singolarità.

Apoteosi del desiderio racchiuso nella muta forma  del più intimo dei dialoghi tra un uomo e una donna. Canto dell’assenza e dell’impossibilità. Nel tango un uomo e una donna non si staccano mai, si ascoltano, si cercano, si inseguono. Improvvisano, continuamente, creano il tango che stanno ballando fino a portarlo alla fine, a compierlo sull’ultima nota, a volte quasi dolorosa nel suo preludere al distacco.

È tutta qui la magia del tango argentino, inesauribile.

L’immediatezza e la totalità dell’intesa tra due nature così diverse, tra persone potenzialmente estranee, che all’interno di un tempo e di uno spazio piccolissimi si trovano, si ascoltano, si scoprono complici e, trascinati dall’istinto e dal sentimento del proprio essere, arrivano a essere un’unica cosa, un unico corpo, quasi un animale mitico: due teste, un busto e quattro gambe.

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